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SOLO I per corno di bassetto

Anno di composizione : 2009

 

All’inizio del 2009 mi fu commissionato un brano per il 1st International Basset Horn Festival organizzato da Peter Geisler (l’autorevole ex cornista dei Berliner Philarmoniker) che avrebbe avuto luogo in Germania a Kandern nella primavera 2009 ed io accettai la sfida con entusiasmo e curiosità, non avendo mai avuto l’occasione di lavorare sul corno di bassetto, strumento saldamente legato al repertorio del passato (ad eccezione dei lavori di Karl-Heinz Stockhausen e di pochi altri compositori contemporanei). Lavorai approfondendo alcuni particolari aspetti che mi avevano colpito ed il risultato della mia ricerca fu SOLO I che ebbe la sua prima assoluta il 22 maggio 2009. Si tratta di quattro ‘oggetti’ musicali, quattro frammenti espressioni di differenti stati emotivi (e forse si potrebbe anche dire esistenziali) ispirati ad alcune tele di Paul Klee (‘La maschera con la piccola bandiera’ – 1925, ‘Rifugio’ – 1930,  ‘Abbraccio’ – 1939, ‘Prigioniero’ – 1940) che si sviluppano attraverso il contrasto dialettico degli elementi che li strutturano. Due presentano un carattere ‘gestuale’ mentre gli altri due uno di tipo melodico-armonico secondo un modello di simmetria formale molto semplice; in particolare il primo frammento è un brevissimo gesto cromatico, una sorta di ‘grido stilizzato’, per dirla con una metafora, il secondo ed il terzo sono studi polifonico-melodici mentre il quarto riprende l’idea del gesto sintetico ma attraverso un’elaborazione più ampia ed una caratterizzazione onomatopeica più accentuata. Il materiale musicale scelto per ognuno degli studi è di natura differente: quello del frammento I è costituito dalla successione di tredici altezze con cui viene esposto, quasi a livello paradigmatico, il totale cromatico incompleto (manca il Fa# che avrà un ruolo strutturale nel frammento III ed è ripetuto il Mi che sarà l’orizzonte tonale del frammento II); il profilo intervallare consiste in una catena di sei settime, l’ultima delle quali presenta l’interpolazione di una quinta, distribuite su un arco dinamico che, dal fff iniziale, si dissolve nel soffio che conclude il breve frammento. Il secondo è costituito da due linee melodiche di carattere opposto che si muovono diacronicamente per moto parallelo a distanza regolare (un intervallo di dodicesima) in dialogo con un elemento ‘onomatopeico’ contrastante basato su trilli speciali attraverso cui si sviluppa l’articolazione formale; la catena di intervalli melodici è organizzata in gruppi di quattro terze trasformate attraverso l’addizione e la sottrazione di semitoni i cui valori ritmici sono controllati per mezzo di coefficienti moltiplicatori (2x, 3x, 4x, 5x) assegnati ad un valore base scelto (la croma). Il fraseggio ritmico è basato su una struttura giambica di accenti (breve-lungo) e le lunghezze delle varie frasi sono organizzate attraverso una distribuzione ‘nidificata’ con cui i vari componenti sono innestati l’uno nell’altro. Il piano dinamico è fisso su un p generale concluso da un’esplosione attraverso cui viene risolto l’elemento ‘onomatopeico’. La struttura del terzo è simmetrica a quella del precedente: anche qui sono presenti due linee che si muovono parallelamente ma, in questo caso, sincronicamente e a distanza variabile e con un profilo intervallare differente l’una dall’altra (quella inferiore per intervalli adiacenti mentre quella superiore per salti più ampi e con inflessioni microtonali). Il materiale melodico è formato da una serie di multifonici di due suoni distribuiti su tre ‘frasi’ melodiche seguite da una desinenza conclusiva ed articolati da un elemento di contrasto costruito sul Fa# e sulla sua quarta Si. Anche in questo caso sia il livello ritmico che quello dinamico sono controllati con un procedimento simmetrico a quello del frammento precedente: il primo è controllato da un piede ritmico ‘giambico’ basato però sulla semiminima e moltiplicato per i coefficienti 2x e 3x mentre il secondo è nuovamente basato su sfumature di p, in questo caso di intensità ancora più tenue, come se il suono provenisse da uno spazio ‘altro’. Il quarto, come detto, riprende l’dea del gesto stilizzato iniziale ampliandola: il modello è costituito dall’alternanza di sezioni della scala cromatica in tempo molto rapido disposte in tutti i registri dello strumento a cui sono interpolati elementi di carattere molto diverso che ne interrompono l’andamento e ne articolano lo sviluppo.