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CANZONI AL SOL per voce e contrabbasso

Anno di composizione : 2016

 

La figura a cui mi sono ispirato per questa composizione è quella di Van Gogh, un artista paradigmatico alla cui arte sono particolarmente legato.
Il titolo contiene i due elementi su cui è costruita, la ‘canzone’ come forma musicale e mezzo narrativo e il ‘sol’ nella duplice veste sia di simbolo contemporaneamente creativo e distruttivo che di frequenza sonora (tutto il materiale musicale del brano è ricavato dai parziali della prima corda del contrabbasso).
L’idea che sta dietro alla scelta dello spettro armonico di sol, oltre che per il gioco di parole scherzoso, è quella dell’utilizzo di un materiale ‘grezzo’ dedotto direttamente dal fenomeno fisico (il ‘paesaggio modello’ parafrasando il mondo pittorico) che viene poi artificialmente trasformato e dall’ambito della natura passa a quello dell’arte (l’occhio del pittore); che poi è esattamente l’operazione che Van Gogh descrive dettagliatamente e frequentemente nelle sue lettere. Ma queste due dimensioni convivono e vengono interpolate tra i due strumenti in costante e continuo dialogo, o forse sarebbe meglio dire in rapporto osmotico, come fossero i costituenti di un unico organismo. I testi sono tratti dalle lettere di Van Gogh (canzoni I – III – V), dallo Zarathustra di Friedrich Nietzsche (canzone II) e da ‘Van Gogh. Le suicidé de la société’ di Antonin Artaud (canzone IV) dei quali i due testi ‘estranei’ sono una sorta di commentario a quelli originali di Van Gogh. Delle sue lettere invece la prima, destinata al fratello Theo, descrive uno degli ultimi dipinti realizzati (forse proprio l’ultimo secondo alcuni studiosi) che colpisce per la lucidità e il distacco ‘metafisico’ con cui viene analizzata la scena; la seconda è una lettera al collega e amico Emile Bernard in cui viene descritta la luce del sole del sud, la sua forza e la sua violenza mentre la terza è tratta dall’ultima lettera scritta (ma mai spedita) che il fratello gli trovò indosso sul letto di morte di cui ho tratto le ultime quattro parole ‘humanité mais qui veux tu’ che, decontestualizzate, assumono una drammaticità molto forte e pongono una domanda che è destinata a rimanere irrisolta.
Ogni canzone ha una sua identità ed un suo mo(n)do ma a grandi linee ci sono due caratteri che si confrontano, quello più ‘lirico’ legato ai testi di Vincent e quelli più ‘consonantico’ degli altri due. Il contrabbasso è esplorato in alcune modalità meno usuali e pensato come una voce ‘altra’, quasi ombra di quella vera.

 

TESTI

 

I. Le jardin de Daubigny – Lettera a Theo – Vincent Van Gogh – 23 luglio 1890

avant plan d’herbe verte & rose, à gauche un buisson vert & lilas et une souche de plantes à feuillage blanchâtre.
Au milieu un parterre de roses. à droite une claie, un mur et au-dessus du mur un noisetier à feuillage violet.
Puis une haie de lilas, une rangée de tilleuls arondis jaunes. la maison elle-même dans le fond, rose à toit de tuiles bleuatres. Un banc et 3 chaises, une figure noire à chapeau jaune et sur l’avant plan un chat noir.
Ciel vert pâle.

(prato verde e rosa in primo piano, a sinistra un cespuglio verde & color lilla e un ceppo dal fogliame biancastro.
Al centro un’aiuola di rose, a destra uno steccato, un muro e al di sopra del muro un nocciolo dalle foglie viola.
Poi una siepe di lillà, una fila di tigli le cui chiome rotonde ingialliscono, sullo sfondo una casa, rosa, con il tetto di tegole bluastre. Una panca e tre sedie, una figura nera dal cappello giallo e in primo piano un gatto nero. Cielo verde pallido.)

II. Also sprach Zarathustra – Friederich Nietzsche – 1883-1885

Man muss noch Chaos in sich haben,
um einen tanzenden Stern gebären zu können

(Bisogna avere ancora il Caos dentro di sé per generare una stella danzante)

III. Lettera a Émile Bernard – Vincent Van Gogh – Arles, 21 agosto 1888

Oh le beau soleil […] J’y songe […]

Oh le beau soleil d’ici […]
où le chrômes […] éclateront sur […] divers bleus […]

Oh le beau soleil d’ici en plein été […] cela tape à la tête […]

Oh le beau soleil […]

(Oh il bel sole…
Penso a…
Oh il bel sole di qui…
dove i gialli… scoppieranno su… blu diversi… Oh il bel sole di qui in piena estate…
picchia alla testa….
Oh il bel sole…)

IV. Van Gogh le suicidé de la société – Antonin Artaud – 1947

Le corps sous la peau est une usine surchauffée, et, dehors,
le malade brille,
il luit,

de tous ses pores, éclatés.
Ainsi un paysage de Van Gogh

à midi.

(Il corpo sotto la pelle è una fabbrica surriscaldata, e, fuori,
il malato brilla,
riluce,

da tutti i pori, scoppiati.
Così un paesaggio di Van Gogh
a mezzogiorno.)

V. Lettera a Theo (mai spedita) – Vincent Van Gogh – Auvers-sur.Oise, 23 luglio 1890 (?) (con annotazione di Theo Van Gogh)

[…] humanitè mais que veux tu

(lettre qu’il portait sur lui le 27 juillet jour du sinistre)

( […] umanità ma cosa vuoi

(lettera che portava con sé il 27 luglio giorno dell’incidente) )

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