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MINIMAL SUITE per sassofono contralto e percussioni


  L’idea di MINIMAL SUITE risiede nel suo titolo: da una parte il ‘Barocco’ e le sue forme e dall’altra l’approccio ‘prosciugato’ del minimalismo (generalmente la parola connota un genere musicale specifico ma qui è pensata principalmente nel suo senso più allargato ed è concepita come attitudine basata sull’economia dei mezzi musicali e dello sviluppo formale). La parola portoghese ‘barroco’ significa ‘irregolare’ in riferimento alla superficie corrugata delle perle selvatiche e fu usata per sintetizzare le caratteristiche di un periodo storico estremamente complesso e vario in cui il ‘paradossale’, il bizzarro, il ‘maraviglioso’, la trasgressione delle regole e l’asimmetria erano sentiti come mezzi per esprimere qualcosa di nuovo e libero. Tuttavia questo non è in contrasto con la natura ‘minimale’ del contenuto musicale utilizzato nella sue evidenza senza sfarzo e senza ‘ombra’ e nella forma frammentaria che lo contiene: come le linee naïf dei disegni dei bambini che delineano gli oggetti ma che, grazie a questa propria natura, riescono ad immergersi fino al loro cuore essenziale, esso cerca la sua strada ed il suo senso nella dialettica di questi due opposti. Questi due estremi, l’ ’alone sovraccarico’ barocco e la secca ‘parola minimale’ coabitano creando un cortocircuito stilistico che è il fondamento della […]
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METROPOLI per elettronica


  ‘Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa: canteremo le maree multicolori o polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne; canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri incendiati da violente lune elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano; le officine appese alle nuvole pei contorti fili dei loro fumi; i ponti simili a ginnasti giganti che scavalcano i fiumi, balenanti al sole con un luccichio di coltelli; i piroscafi avventurosi che fiutano l’orizzonte, le locomotive dall’ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d’acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante degli aeroplani, la cui elica garrisce al vento come una bandiera e sembra applaudire come una folla entusiasta.’         (Filippo Tommaso Marinetti – Manifesto del futurismo, 5 febbraio 1909)   METROPOLI fa parte di un progetto più ampio commissionato dal Comune di Milano per FuturisMI, la manifestazione organizzata in occasione del centenario della fondazione del movimento futurista: il progetto è il frutto dell’unione di ‘LUCI FUTURISTE – Maree Multicolori e Polifoniche’, opera video realizzata dallo Studio Castagna-Ravelli e ‘Il suono della guerra dei suoni’, opera di musica elettronica composta da Roberto Andreoni, Matteo Franceschini, Michele […]
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VISIONS per ensemble misto


VISIONS è un altro passo nella mia ricerca sulla forma breve e sintetica: è una sequenza di ‘visioni musicali’ ognuna con una sua specifica connotazione ma con delle radici comuni e collegate in un arco formale più lungo. Il brano è stato eseguito in prima assoluta durante Son[UT]opìas CampUSculturae 2013 in Santiago de Compostela ed è stato commissionato dall’Atlas Ensemble di Amsterdam, particolarissimo gruppo strumentale che comprende nel suo organico musicisti provenienti da culture musicali di tutto il mondo. In particolare l’organico di questa composizione prevede: sho, duduk, clarinetto, sax baritono, pip’a, due percussionisti, erhu, violino, viola, violoncello e contrabbasso. Tutti gli strumenti impiegati sono considerati principalmente come sorgenti sonore e integrati ‘analogicamente’ in famiglie che ampliano la tavolozza dei colori timbrici standard e, anche se nessuno di loro è approcciato ‘etnicamente’, le diverse specificità tecnico-costruttive e funzionalità tipiche sono state tenute sempre in considerazione. ll pezzo ha il suo fulcro nelle percussioni e nel pip’a (liuto cinese) che sono la spina dorsale attorno alla quale l’ensemble ruota, in un rapporto quasi concertante e di reciproca influenza.Il materiale musicale impiegato è costituito di elementi semplici e ‘primitivi’ (ad es. la scala cromatica, l’intervallo di quinta ecc…), osservati come oggetti da trasformare e sviluppare lungo […]
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QUATTRO CANZONI POPOLARI per quartetto d’archi ed elettronica


  QUATTRO CANZONI POPOLARI per quartetto d’archi ed elettronica è stato commissionato dallo Xenia Ensemble per Estovest Festival 2014 come parte di un progetto dedicato alle relazioni tra la musica popolare e quella contemporanea, un tema che è sempre stato di mio interesse. In particolare si è trattato di un lavoro ispirato alle tradizioni delle valli del Piemonte occidentale verso il confine francese, legate alle culture provenzale ed occitana; un’occasione per me di approfondire le mie radici in quanto parte della mia famiglia proviene da quelle zone e per (ri)scoprire un patrimonio culturale dimenticato e di grande significato. La Fondazione Revelli di Cuneo, partner nel progetto, ha messo a mia disposizione il loro vasto archivio, in particolare le registrazioni effettuate nei primi anni ’70 da Nuto Revelli nelle quali i membri più anziani delle varie comunità raccontano di un mondo misterioso e duro dove si combatteva per la sopravvivenza in condizioni a volte terribili e attraverso il disastro delle guerre, ma anche dove il ‘cantare’ era considerato un elemento essenziale ed un rituale catartico. Il lavoro si basa su tre differenti livelli semantici che si muovono parallelamente: la diretta testimonianza delle voci, inclusa quella di Revelli, in cui si raccontano ‘microstorie’ che […]
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FIVE FRAGMENTS per oboe e sheng


  FIVE FRAGMENTS è stato composto per Wu Wei ed Ernest Rombout durante la Atlas Academy 2012 organizzata dall’Atlas Ensemble in Amsterdam. L’idea di base era quella di fondere i due strumenti (lo sheng e l’oboe) in un unico organismo attraverso la realizzazione un ‘meta-strumento’ in cui le differenti caratteristiche timbriche fossero totalmente integrate. La composizione è formata da cinque frammenti, come indicato dal titolo, il primo e l’ultimo dei quali costituiscono la cornice formale del lavoro; l’elemento comune è la brevità e la ricerca della sintesi attraverso una scelta economica del materiale musicale e uno sviluppo ridotto al minimo indispensabile. Gli elementi linguistici che ho scelto sono ‘tradizionali’ ma ‘defunzionalizzati’ e senza richiamo alcuno al loro portato storico; sono pensati come ‘oggetti’, frammenti sintattici, minime unità di costruzione in relazione a loro stesse: il secondo frammento è costituito da una stringa di intervalli di quinta replicata su se stessa, il quarto su agglomerati armonici derivati dai pattern di distribuzione delle canne nello sheng e su una semplice scala cromatica, il primo e l’ultimo sono costruiti attorno ad un multifonico dell’oboe mentre il terzo unisce una figura sempre dedotta dalle possibilità delle diteggiature dello sheng e da un altro multifonico dell’oboe. L’esecuzione è avvenuta […]
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DIE LIEBESMASCHINE per quartetto d’archi


  DIE LIEBESMASCHINE, letteralmente ‘la macchina dell’amore’, è la trasfigurazione per quartetto d’archi dei due Tristan-Lieder di Richard Wagner ‘Im Treibhaus’ e ‘Träume’. Il testo originario è conservato integralmente ma traslato verso l’alto, in una dimensione ultraterrena, irreale e ‘fantasmatica’ (quasi tutta la composizione utilizza solo armonici artificiali); la voce è, tuttavia, assente, il canto è implicito, ne rimane solo la sua aura di fantasma, appunto. E’ musica che arriva da una dimensione ormai irraggiungibile e perduta, come perduti sono i protagonisti della vicenda, sia letteraria che reale; è espressione di un sentimento che non si può più rappresentare, di cui l’espressione rimane congelata, manifestata solo attraverso una ‘macchina’ che la simula ma che può solo darne una imitazione artificiale. Stralci del testo inudibili accompagnano la partitura e indicano suggestioni poetiche, frammenti che riemergono da una memoria lontana e quasi inaccessibile:     Im Treibhaus … Schwere Tropfen seh ich schweben …. … umschlinget wahnbefangen   öder Leere nichtgen Graus … (‘vedo gocce pesanti scivolare’ / ‘e folli stringete il vuoto orrore del desolato nulla’) Träume … Träume, die wie hehre Strahlen … … Allvergessen, Eingedenken! ….. … und dann sinken in die Gruft … (‘Sogni, che come raggi sublimi’ / ‘Oblio assoluto, che tutto […]
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DUO I per corno di bassetto e percussioni


    DUO I per corno di bassetto e percussioni è stato composto per MITO Settembre Musica 2009 ed eseguito in prima assoluta in quell’occasione da Michele Marelli e Riccardo Balbinutti; la composizione prende origine da SOLO I per corno di bassetto continuandone il percorso e ampliandolo. L’idea della costellazione ad ‘arcipelago’, che si ramifica da un nucleo centrale e si espande in diverse direzioni è ciò su cui è basata la concezione formale di questa composizione; DUO I è un microcosmo, ‘un raggruppamento irregolare di cose affini’ (secondo una delle possibili definizioni del vocabolo ‘arcipelago’), un insieme ‘galattico’ unito da un legame musicale profondo e non immediatamente percepibile, un labirinto dove non esiste un percorso di lettura unico e dato per sempre.   I frammenti che lo compongono sono sette, i quattro di SOLO I a cui sono state aggiunte le percussioni uniti a tre nuovi, a formare una nuova configurazione ad incastro: I – II – (nuovo) – III – (nuovo) – IV – (nuovo) Il legame musicale che connette e collega queste microstrutture è dato dal materiale utilizzato per costruirli, primariamente l’intervallo di semitono e quello di quarta che, al di là del loro valore immanente, sono pensati […]
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V SOMRAK ZVONI per coro misto


  V somrak zvoni, na gozdove pala je tema; tiha pesem, ko da hoče od sveta.   Proč… in tam bi onemela tam bi ugasnila in to sivo, težko žalost v večnost potopila… (Srečko Kosovel) Rintocchi nel crepuscolo, sui boschi è scesa lʼoscurità; un canto tranquillo come volesse staccarsi dal mondo.       Lontano… e là vorrebbe ammutire, là spegnersi e affondare nellʼeternità questa grigia, pesante tristezza…                      (Traduzione di Gino Brazzoduro) V SOMRAK  ZVONI è una composizione per coro con accompagnamento di litofono, in particolare per uno modello costruito dallo scultore sloveno Pavel Hrovatin; lo strumento era composto da otto dischi di pietra intonati su altezze diverse e dal timbro molto diversificato, percossi da grosse mazzuole da parte di due esecutori, con una sonorità particolarissima e magica. Il linguaggio di questo pezzo è debitore alla grande tradizione vocale del XX secolo, in particolare quella legata ai lavori di György Ligeti e Luigi Nono; è basato su una struttura polifonica fitta e molto cromatica che risulta in una densa massa in movimento punteggiata dai colori del litofono. Il testo è una poesia scritta in giovane età da Srečko Kosovel, un grandissimo poeta anch’egli […]
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TAKSIMLER per flauto e pianoforte preparato


  Il brano è ispirato alla musica che ho avuto modo di ascoltare durante un sema a Konya in Cappadocia; il sema è una cerimonia musicale sufi che rappresenta il viaggio mistico dell’individuo verso ‘il Perfetto’ ed è una particolare versione del dikhr (la preghiera meditativa devozionale simile al Rosario cattolico o ai Tefillin ebraici) così come viene tradizionalmente attribuita a Jalāl ad-Dīn Muhammad Rūmī, fondatore dell’Ordine. E’ musica dal forte impatto spirituale, eseguita durante le danze rotanti dei dervisci; in essa il tempo è sospeso, circolare, la pulsazione delle percussioni è molto lenta e sorregge la lunga e complessa linea melodica affidata ai ney spesso in eterofonia. Il rituale è diviso in quattro sezioni delle quali la prima ha funzione introduttiva e comprende uno o più Taksim (letteralmente ‘improvvisazioni’) che simbolizzano la separazione da Dio. TAKSIMLER è diviso in due movimenti collegati tra loro e concepiti come una unica forma tripartita strutturata simmetricamente, al centro della quale è collocata una cadenza per il flauto solo (la proporzione formale è pressapoco 3:2:1). La funzione del flauto è di natura prettamente melodica: viene sviluppato un melos molto lento che modula per intervalli di quinta ma al suo interno sono presenti degli elementi di ‘sfaldamento’ […]
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ZU FLÄCHE per sassofono baritono e violoncello


    ZU FLÄCHE trae ispirazione da ‘Punkt und Linie zu Fläche’ (‘Punto e linea sulla superficie’) di Vassilij Kandinskij, le fondamentali proprietà descritte dal pittore russo vengono ripensate in termini musicali e danno vita ad uno studio sul timbro e sulla sintassi del suono. I due strumenti dialogano e si fondono in un unico organismo unico ‘astratto’, una ‘composizione’ nel senso Kandiskiano, attraverso un movimento che dalla musica va alla pittura per tornare alla musica. La composizione è stata realizzata per il Cseallox Duo a cui è dedicata.        
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SCENA LIRICA da Garcia Lorca per 2 soprani, contralto, basso, coro di voci bianche, coro femminile e grande orchestra


  Composizione realizzata come ultima prova del Diploma di Composizione presso il Conservatorio ‘G.Verdi’ di Torino; si tratta della Scena ultima di ‘Mariana Pineda’ dalla ballata popolare di Federico Garçia Lorca che tratta della vicenda di Mariana de Pineda Muñoz, una eroina liberale vissuta in Spagna all’inizio del XIX secolo che fu giustiziata per la sua opposizione a Ferdinando VII e la sua adesione al connesso movimento rivoluzionario. La strumentazione comprende una grande orchestra, un coro femminile disposto ai lati della scena, un coro di voci bianche oltre ai cinque cantanti solisti (tre soprani, un contralto e un basso profondo).      
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KYOSHIN NO YURAGI per sho, oboe ed elettronica


La musica Gagaku, che è la fonte di ispirazione di questo lavoro, rappresenta un mondo musicale che mi ha attratto da molto tempo; ho quindi sentito il bisogno ad un certo momento della mia ricerca musicale di esplorarlo e ‘tradurre’ alcuni aspetti nel mio linguaggio musicale che, essendo profondamente radicato nella cultura musicale occidentale, mi ha posto davanti a riflessioni e interrogativi stimolanti. L’operazione è sempre stata accompagnata, in ogni caso, da una distanza critica che mi pare assolutamente necessaria in un processo del genere. L’occasione datami dal festival Seainx project mi ha quindi dato un’occasione concreta di mettere a frutto alcune delle considerazioni maturate in questo percorso e di continuare il lavoro che da tempo ho iniziato con Naomi ed Ernest. L’idea che sta alla base di ‘Kyoshin no yuragi’ è quella di una fusione della dimensione orizzontale (‘melodica’) con quella verticale (‘armonica’) che dà vita ad una entità sonora complessa dove la risonanza del suono è sviluppata attraverso l’elettronica e che, iniziando a vibrare su se stessa, si trasforma progressivamente durante il processo compositivo. La forma del lavoro è concepita tenendo a mente alcuni aspetti peculiari della musica Gagaku riguardanti la concezione armonico-melodica spesso fusa con quella timbrica e […]
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